Mi chiamo Antonio Di Lascio, sono nato nel 1993.

L’arte non è mai stata una scelta: è sempre stata lì. Nelle macchie sui quaderni di scuola, nelle forme intraviste per caso sulle pareti, nel bisogno viscerale di trasformare il caos in qualcosa di visibile.

Da sempre ho sentito un’attrazione istintiva per il colore e la materia, una curiosità quasi ossessiva per tutto ciò che potesse essere plasmato, mescolato, reinventato. Crescendo, ho affinato lo sguardo e la sensibilità, andando oltre il disegno e la pittura tradizionale. Volevo qualcosa di più: un’arte capace non solo di raccontare, ma di catturare emozioni allo stato puro.

Questa attitudine si è arricchita grazie al mio percorso di studi. Mi sono laureato in Design presso il Politecnico di Bari, un’esperienza che mi ha permesso di esplorare il lato progettuale della creatività e di sviluppare un pensiero visivo più strutturato. In quegli anni ho imparato a osservare con attenzione, a cogliere relazioni, a dare forma alle idee con precisione e intenzione. Ma soprattutto, ho capito che arte e design, pur nascendo da esigenze diverse, possono dialogare e fondersi. La mia pratica si muove proprio su questo confine sottile: tra l’intuizione e il progetto, tra l’imprevisto e la costruzione consapevole.

Dal 2019 porto avanti una ricerca artistica che si esprime attraverso tecniche fluide e imprevedibili, in cui caos e controllo si incontrano in un equilibrio sottile. Ogni opera nasce da un gesto spontaneo, da un’intuizione che prende forma e si cristallizza sulla superficie. Non impongo significati, non guido lo sguardo: ogni quadro è un’esperienza aperta, un’istantanea di un’emozione sospesa nel tempo.

Negli ultimi anni ho avuto il privilegio di esporre le mie opere in contesti diversi, ognuno portatore di energie e sguardi nuovi: da Barcellona, dove ho partecipato a una collettiva presso Hub Art, a Milano, con ConceptArtBrera, passando per Roma, all’interno della Galleria Internazionale Aria Contesa Arte. Ho portato la mia visione anche a Sanremo, in uno spazio iconico come il Teatro Ariston, e ad Altamura, tra le mura cariche di storia del Monastero di Santa Chiara, durante il Liber Festival. Ogni tappa ha rappresentato un’occasione per confrontarmi con altri linguaggi e per mettere in discussione il mio.

Parallelamente, alcune delle mie opere e del mio percorso sono stati raccontati in pubblicazioni come Artisti24 e il Catalogo dell’Arte Moderna CAM60, entrambi editi da Mondadori, oltre che sulle pagine di Free Magazine, che ha dedicato uno spazio alla mia ricerca nel quarto numero del suo primo anno.

Dalla fusione di tutte queste esperienze è nato ONIRIOHANA™, un progetto che va oltre la pittura. Il nome unisce sogno e famiglia, perché per me l’arte è un rifugio: un luogo in cui perdersi e ritrovarsi. Con ONIRIOHANA esploro mondi alternativi, dove realtà e immaginazione si fondono. Le mie creazioni superano i limiti della tela.

Non vedo l’arte come un prodotto finito, ma come un processo vivo e in costante evoluzione. Un viaggio che mi spinge a superare i confini e a scoprire orizzonti sempre nuovi.

Perché, in fondo, non dipingo per raccontare il mondo che vedo.

Dipingo per dare forma a quello che sento.